Minaccia d’aborto

Minaccia d’aborto

I segnali di minaccia d’aborto

La minaccia d’aborto è una condizione che si manifesta abbastanza frequentemente, caratterizzata da perdite ematiche, che possono essere scarse o copiose; e dolori di varia intensità, questo evento si manifesta generalmente nei primi 180 giorni di gravidanza, calcolando un lasso di tempo di 25 settimane sommate a cinque giorni di amenorrea. Una condizione che comporta il rischio dell’interruzione spontanea della gravidanza in tempi brevi. Quindi possiamo definirla un’urgenza medica.

Sintomi principali

Il sintomo principale che dà l’allarme e fa capire che qualcosa non va sono le perdite ematiche, il sanguinamento dai genitali interni, e precisamente dall’utero, può verificarsi con dolori di forte intensità o lievi, cosi come la quantità di sangue perso può essere variabile, inizialmente il sangue è di colore rosso vivo e solo in seguito diventa più scuro. Le perdite ematiche sono provocate dal distacco più o meno abbondante dalla decidua ( il rivestimento interno dell’utero in gravidanza) del tessuto coriale che costituisce il sacco che contiene il feto. Il sanguinamento abbondante di rosso vivo sono il segnale avverso di aborto in atto.

Tipologia del dolore

I dolori nel corso di minaccia d’aborto sono riconducibili alle contrazioni uterine, dolori di tipo intermittente associati a dolenzia; localizzati in basso all’addome nella regione sovra-pubica, ai lati dell’addome in basso, nella zona delle fosse iliache, e nella parte bassa della schiena, precisamente la regione lombo-sacrale. Da sottolineare che durante il primo trimestre di gravidanza la presenza frequente di contrazioni uterine con associata una modificazione della cervice anche senza perdite ematiche il fenomeno viene classificato come minaccia d’aborto poiché i rischi sono similari ai sintomi sopra descritti.

Diagnosi e interventi medici

La visita ginecologica è il primo intervento necessario ( non in emergenza) per determinare lo stato generale della gestante, attraverso la valutazione delle contrazioni uterine, l’entità della perdite ematiche e la localizzazione del dolore, la visita consente di localizzare la fonte del sanguinamento ipotizzando che essa non provenga dall’utero, ma dovuta a possibili polipi o patologie della cervice uterina, il ginecologo valuterà in corso di visita anche lo stato del canale cervicale e della cervice uterina.

l’ecografia pelvica

Un secondo esame necessario è l’ecografia pelvica, serve a confermare la gravidanza intra-uterina e permette di escludere una gravidanza extra-uterina che sovente si manifesta con i medesimi sintomi clinici; l’ecografia inoltre è utile anche per controllare lo stato dell’embrione o del feto, registrare il battito cardiaco, udibile dalla quinta settimana di gestazione e di eventuali ristagni ematici intrauterini.

Terapie

Il rischio di interruzione spontanea della gravidanza se non irreparabile con un intervento medico rapido in molti casi situazione. può rientrare; e la gravidanza proseguire senza altri rischi particolari. Le terapie utili nei primi tre mesi di gravidanza consiste in  una serie di iniezioni di progesterone sia per via parenterale o vaginale. Il progesterone ha la proprietà di ridurre le contrazioni uterine e favorisce il rinforzarsi delle membrane con ulteriore vantaggio per l’embrione. Nel secondo trimestre invece solitamente si utilizzano farmaci in grado di  rilassare la muscolatura uterina e di inibire le contrazioni,  farmaci dello stesso tipo di quelli usati nei casi di  parto prematuro, poiché  il progesterone, in questo periodo della gestione non ha più effetto.

 

 

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